Le Patologie Tiroidee Di Cane e Gatto
- riccardobressan
- 2 set 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 22 dic 2022
Questo mese parleremo delle patologie che colpiscono la tiroide, che hanno manifestazioni completamente diverse se a esserne colpiti sono cani o gatti.
Ma iniziamo col descrivere la tiroide e vedere la sua funzione nell’organismo.
La tiroide, una ghiandola endocrina posizionata attorno alla trachea e al di sotto della laringe, produce due ormoni principali: il T4 (L-Tiroxina) e il T3 (L-Tetraiodotironina),
La tiroide può essere colpita da numerose patologie che ne compromettono le funzioni, determinando una produzione inferiore (ipotiroidismo) o maggiore (ipertiroidismo) degli ormoni secreti.
Gli ormoni tiroidei supportano l’attività metabolica di molti tessuti dell’organismo e aumentano il consumo di ossigeno.
Gli ormoni tiroidei sono anche considerati dei fattori di crescita:
regolano il metabolismo
stimolano la sintesi delle proteine
favoriscono la crescita e la mineralizzazione dell’apparato scheletrico
Iniziamo a descrivere l’ipotiroidismo, frequente nel cane, rarissimo nel gatto.
Come la maggior parte delle patologie può essere acquisito oppure congenito (raro con insorgenza giovanile): nella quasi totalità dei casi insorge in animali adulti, con età media di 7 anni.
Esistono razze più predisposte:
Golden Retriver
Doberman
Labrador
Cocker Spaniel
Setter inglese e Irlandese
Rhodesian
Boxer
Bassotto
Alano
Beagle
Borzoi
Barbone
Schnauzers
Poiché gli ormoni tiroidei sono coinvolti nel metabolismo di quasi tutte le funzioni dell’organismo, una loro carenza induce un quadro clinico aspecifico, comune a molte altre malattie,con sintomi poco evidenti e progressivi che spesso sono scambiati con i normali segni dell’invecchiamento.
Nei cani adulti i segni clinici più frequenti sono:
la letargia
l’ottundimento mentale
l’incremento del peso (con appetito ridotto o normale)
l’intolleranza all’esercizio e al freddo
alterazioni nella crescita ( nei soggetti giovani affetti da ipotiroidismo congenito possono manifestare sintomi di nanismo)
anomalie cutanee come alopecia e seborrea
Proprio le alterazioni cutanee sono di solito il primo sintomo a comparire, la cute dei cani ipotiroidei è predisposta nei confronti delle infezioni batteriche e presenta anche: la pelle appare squamosa ma senza segni di prurito o irritazione.
La perdita di pelo interessa di solito il tronco, le zampe posteriori e la coda.
La diagnosi è molto semplice, con un esame del sangue è possibile misurare i valori degli ormoni circolanti. La terapia ha come obiettivo quello di ripristinare i livelli di T3 e T4 attraverso la somministrazione di ormoni sintetici.
Il migliore indicatore del successo della terapia dei cani ipotiroidei è rappresentato dalla risoluzione della sintomatologia clinica e delle alterazioni osservate negli esami del sangue, nonché dalla normalizzazione degli ormoni tiroidei.
Il monitoraggio dei cani ipotiroidei prevede visite periodiche dal veterinario.
Inizialmente i controlli vanno effettuati ogni 2-4 settimane, o secondo necessità.
Successivamente, se il cane ipotiroideo è clinicamente stabile, i controlli sono da effettuarsi ogni 4-6 mesi.
Passiamo ora alla patologia opposta, l’ipertiroidismo che questa volta colpisce prevalentemente i gatti.
Solitamente è causato da una crescita benigna di tessuto tiroideo che produce ormoni in eccesso. Spesso colpisce i gatti più anziani
I sintomi dell'ipertiroidismo più comuni sono:
Metabolismo accelerato con conseguente perdita di peso
Maggior appetito
Minzione frequente e maggiore sete
Vomito, diarrea
Debolezza, eccitabilità
Ghiandola tiroidea ingrossata, avvertita come un bozzolo nel collo
Difficoltà respiratoria e battito cardiaco irregolare
Vocalizzazioni e miagolii
Aumento dell’aggressività
Ipertensione
Anche in questo caso la diagnosi si effettua con un esame del sangue che evidenzia l’aumento degli ormoni circolanti.
Esistono diversi trattamenti per l'ipertiroidismo nei gatti:
il trattamento farmacologico (compresse o gel per riportare a valori normali gli ormoni circolanti)
utilizzo dello iodio radioattivo (in centri specializzati)
una alimentazione dedicata (con bassa concentrazione di iodio)
il trattamento chirurgico (asportazione)
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